
(immagine presa dal Web)
“Posso prendere un qualsiasi spazio vuoto e chiamarlo palcoscenico vuoto.
Un uomo attraversa questo spazio mentre qualcun altro lo guarda, e questo è tutto ciò di cui ho bisogno perchè si inizi un atto teatrale.”
Questa l’idea di Peter Brook circa la definizione di atto teatrale, ma questa affermazione è solo l’incipit di un lavoro attoriale e di Regia che ha un subdolo e possente nemico dinanzi a sè: la Noia.
La Noia è un grande male, che attanaglia l’energia di un essere umano in generale nella vita, in particolare in Teatro, quando lo spettatore medio sedie al buio, per assistere ad una rappresentazione teatrale.(già annoiato dalla sua vita a volte)
Erroneamente si pensa che il pubblico sia un organismo senza vita che in modo passivo lascia trascorrere il tempo kronos ,che quasi mai coincide con il tempo kairos proprio dell’atto teatrale.
Il pubblico al contrario, vive ed è soggetto attivo nello svolgimento del dramma:
il pubblico interagisce con l’attore sulla scena, lo scambio è scambio amoroso, l’energia condivisa è quella che si sprigiona durante l’atto creativo, è energia sacra , che dal cielo discende come manna, che avvolge i partecipanti al Rito, quel Rito che da millenni si compie sulla Scena.
Il pubblico si fida e si affida, ecco perchè il compito dell’attore e prima ancora della Regia è arduo, abbiamo il dovere “di rinnovare costantemente l’interesse , di conservare l’intensità della voce e del gesto che ogni sopraggiungente secondo richiede, affinchè la Noia , questo invisibile nemico, non si insinui nella mente e nel cuore di colui che guarda e ascolta.”
Bisogna trasformare l’Ordinario in Unico, e l’Unico in Sacro.
E’ compito del Regista.
Lui insegnerà agli attori come pensarsi voce e corpo, come pensare il proprio corpo e la propria voce sulla Scena, ad abbandonare retaggi inutili di Pensiero creato da una Mente che quasi sempre mente, ingannandoci e lasciandoci pieni di insicurezze e paure.
L’attore è il proprio corpo e la propria voce, e deve amarsi con tutte le sue imperfezioni, che in Teatro divengono miracolosamente “stelle danzanti”, perchè il Teatro accoglie tutte le nostre umanità senza giudicare, aiutandoci ad accettarci per quello che siamo.
Solo con questa consapevolezza e questo amore di sè , l’attore riuscirà a creare, a rendere vibrante e palpitante ogni momento del dramma rappresentato, costantemente in contatto con la scintilla divina che è dentro di lui, così come in ogni essere umano.
Solo così l’Umanità rappresentata diverrà Sacra.
Solo così la Noia scomparirà al nostro orizzonte, e saremo tutti pronti a spingerci oltre le Colonne d’Ercole, tutti noi attori e tutti voi ,cari e amati spettatori.
Questa sarà la mia lezione in Accademia domani, spero di non avervi annoiato:)(visto il titolo del post, concedetemi questo piccolo gioco di parole)
Come sempre fatemi sapere il vostro pensiero.