“Tutto il tempo in un sogno”

E ci siamo…

I miei allievi dello stage estivo pirandelliano, porteranno in scena con la mia regia “ Tutto il tempo in un sogno, “ atto unico scritto da B.Bricca, G.Planamente e M.Corsi, che partendo proprio dalla fine del secondo atto dei Giganti della Montagna, tenta di rappresentare un sequel onirico,ma anche grottesco e ironico, di un’opera straordinaria e incompiuta come sono i Giganti.

E allora vivete insieme a noi la storia di Andrew e dei suoi artisti, che in viaggio verso Varanasi, tra difficoltà, lazzi, scherzi, danze, profezie e confessioni improvvise, ci condurranno per mano in un viaggio metafisico-sentimentale alla ricerca di noi stessi, dei nostri sogni, di quei desideri sempre vivi, ma mai rivelati, che ritornano improvvisi e violenti nella lorPerché in questo posto, che poi è il Teatro, come nei sogni, tutto è possibile, basta solo cominciare a giocarlo questo gioco, e poi crederci, perché solo credendoci questo gioco diviene più Vero del Vero…

“ Tutto il tempo in un sogno”

Di Bricca, Planamente e Corsi

Regia Barbara Bricca

Coreografie : Davide Romeo

Assistente coreografa : Giovanna Zanchetta

Alla chitarra : Francesca Turchetti

Disegno originale locandina : Claudia Tresoldi

Vi aspetto 😘😘😘

Il Teatro è “il Momento Presente”

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La mia lezione di oggi verterà sull’idea di Teatro, come atto che cade e accade nel momento presente,nessuno più di di Peter Brook ,potrà essere degno preludio alle mie parole…

Spero possiate apprezzare la bellezza di questo passaggio.

Da Peter Brook “La porta aperta”:

“Teatro come parola è così vaga da essere o priva di significato o da creare confusione quando una persona parla di un suo aspetto, e un’altra di qualcosa di assolutamente diverso.
E’ come parlare della vita .
Il termine è troppo grande per recare con sè un significato.
Il Teatro non c’entra con edifici,nè con testi, attori,stili o forme.
L’essenza del Teatro è contenuta in un mistero chiamato “il momento presente”.
“Il momento presente è sbalorditivo.
Come i frammenti spezzati di un ologramma, la sua trasparenza è ingannevole.
Quando questo atomo di tempo si apre ,l’interezza dell’universo è contenuta nella sua infinita piccolezza(…)
Adesso dobbiamo studiare da vicino cosa intendiamo per momento.
Certo, se potessimo penetrare la vera anima di un momento, scopriremmo che non vi è moto,che ogni momento è l’insieme di tutti i momenti possibili,e quello che chiamiamo tempo sarebbe scomparso.
Ma mentre procediamo verso l’esterno nelle zone in cui normalmente esistiamo, vediamo che ciascun momento nel tempo è collegato al momento precedente e a quello successivo, in una catena che non si scioglie mai.
Così in una rappresentazione teatrale siamo alla presenza di una legge ineluttabile.
Una rappresentazione è un flusso, che ha una curva in salita e una in discesa.
Per raggiungere un momento di profondo significato , abbiamo bisogno di una catena di momenti che incominci su un livello semplice e naturale , ci conduca verso l’intensità e poi ci riporti via.
Il tempo , che è così spesso un nemico nella vita , può anche diventare un nostro alleato, se capiamo come un momento pallido possa portare a un altro luminoso, e poi ancora a un momento di perfetta trasparenza , prima di ricadere di nuovo fino a diventare un momento di quotidiana semplicità”

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(immagini prese dal web, dall’alto il Teatro di Siracusa e il Teatro di Segesta)

Il Teatro e la Noia…La mia prossima Lezione accademica

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(immagine presa dal Web)

“Posso prendere un qualsiasi spazio vuoto e chiamarlo palcoscenico vuoto.
Un uomo attraversa questo spazio mentre qualcun altro lo guarda, e questo è tutto ciò di cui ho bisogno perchè si inizi un atto teatrale.”


Questa l’idea di Peter Brook circa la definizione di atto teatrale, ma questa affermazione è solo l’incipit di un lavoro attoriale e di Regia che ha un subdolo e possente nemico dinanzi a sè: la Noia.

La Noia è un grande male, che attanaglia l’energia di un essere umano in generale nella vita, in particolare in Teatro, quando lo spettatore medio sedie al buio, per assistere ad una rappresentazione teatrale.(già annoiato dalla sua vita a volte)

Erroneamente si pensa che il pubblico sia un organismo senza vita che in modo passivo lascia trascorrere il tempo kronos ,che quasi mai coincide con il tempo kairos proprio dell’atto teatrale.

Il pubblico al contrario, vive ed è soggetto attivo nello svolgimento del dramma:
il pubblico interagisce con l’attore sulla scena, lo scambio è scambio amoroso, l’energia condivisa è quella che si sprigiona durante l’atto creativo, è energia sacra , che dal cielo discende come manna, che avvolge i partecipanti al Rito, quel Rito che da millenni si compie sulla Scena.

Il pubblico si fida e si affida, ecco perchè il compito dell’attore e prima ancora della Regia è arduo, abbiamo il dovere “di rinnovare costantemente l’interesse , di conservare l’intensità della voce e del gesto che ogni sopraggiungente secondo richiede, affinchè la Noia , questo invisibile nemico, non si insinui nella mente e nel cuore di colui che guarda e ascolta.”

Bisogna trasformare l’Ordinario in Unico, e l’Unico in Sacro.

E’ compito del Regista.

Lui insegnerà agli attori come pensarsi voce e corpo, come pensare il proprio corpo e la propria voce sulla Scena, ad abbandonare retaggi inutili di Pensiero creato da una Mente che quasi sempre mente, ingannandoci e lasciandoci pieni di insicurezze e paure.

L’attore è il proprio corpo e la propria voce, e deve amarsi con tutte le sue imperfezioni, che in Teatro divengono miracolosamente “stelle danzanti”, perchè il Teatro accoglie tutte le nostre umanità senza giudicare, aiutandoci ad accettarci per quello che siamo.

Solo con questa consapevolezza e questo amore di sè , l’attore riuscirà a creare, a rendere vibrante e palpitante ogni momento del dramma rappresentato, costantemente in contatto con la scintilla divina che è dentro di lui, così come in ogni essere umano.

Solo così l’Umanità rappresentata diverrà Sacra.

Solo così la Noia scomparirà al nostro orizzonte, e saremo tutti pronti a spingerci oltre le Colonne d’Ercole, tutti noi attori e tutti voi ,cari e amati spettatori.

Questa sarà la mia lezione in Accademia domani, spero di non avervi annoiato:)(visto il titolo del post, concedetemi questo piccolo gioco di parole)

Come sempre fatemi sapere il vostro pensiero.

Tutto è Possibile e Visibile…sulla Scena

“Teatro significa vivere sul serio,
quello che gli altri , nella vita
recitano male”

Eduardo De Filippo

Il Teatro è un modo di essere , nella sua essenza e nel suo profondo non ha nulla a che vedere con edifici, testi, stili o forme…è legato all’Anima e alla sua capacità di evolversi nel tempo e nello spazio.

Amo ripetere spesso ai miei allievi“Il Teatro deve cambiarvi la vita”, deve rendervi uomini e donne migliori, madri e padri migliori, figli migliori, insomma il Teatro deve svolgere un ruolo attivo all’interno della società civile, aiutando l’evoluzione dello Spirito attraverso la sua Arte.

Il compito è arduo.

Il Teatro ha bisogno di persone disposte a sacrificarsi per lui. Dopo quindici anni di lavoro sul campo , spero di aver dato il mio umile contributo, per rendere migliore questo mondo, che spesso definisco, parafrasando Shakespeare, ” un grande palcoscenico”.

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Il mondo è un palcoscenico, non il Teatro…

Il Teatro si nutre di Verità, e vive del momento presente..usa il palcoscenico , nel suo significato materiale, per far sì che l’atto si compia, che l’evento cada e accada, perchè su quelle tavole tutto è visibile e possibile…

Siamo nell’oltre dell’Arte, e niente può toccarci..

Il tempo della rappresentazione dilata e annulla il Tempo/Kronos,pochi secondi possono divenire eternità, sono eternità.

Mentre l’atto si compie, ci rendiamo conto di essere esattamente al centro della nostra esistenza, soggetti attivi, capaci di plasmare e modificare la nostra realtà interiore, grazie alla Sacralità che l’atto porta con sè..

E una volta scesi da quelle tavole, il mondo non è più lo stesso. L’azione compiuta in scena ha cambiato inesorabilmente la nostra vita, l’Anima, finalmente libera, è pronta ad accogliere tutta la Bellezza che la vita , la vita vera , dovrà donargli.

(nell’immagine, presa dal web, Il Teatro Olimpico di Vicenza)

“Elogio della Lentezza”…Una lezione di Teatro

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Un breve post , nato dalla lezione che ho tenuto ai miei allievi ieri in Accademia.
Ho chiesto loro di immaginarsi sul palco, fuori dalla catena spazio-tempo , e di prendersi tutto il tempo necessario per compiere un gesto e pronunciare una parola…lentamente…senza nessuna fretta, o ansia, nella libertà assoluta di essere se stessi.

Sì perchè il Teatro è una scuola di libertà interiore, sul palco siamo finalmente liberi, lontano da ogni condizionamento, siamo talmente liberi , che ci sentiamo in imbarazzo, soli, quasi abbandonati, ma il senso di abbandono che ci travolge, è quell’oblio e quella dimenticanza, tanto cara a Carmelo Bene.

Sul palco siamo finalmente in contatto con la nostra essenza..
Tutto ciò spaventa inizialmente, ma gesto dopo gesto, parola dopo parola , ecco che improvvisamente ci troviamo di fronte a noi stessi, nudi, soli, ma nella Verità assoluta.

Ho chiesto ai miei allievi di dimenticare tutto e tutti, di tornare lentamente a “sentirsi”, di riprendersi il tempo perduto, di tornare ad assaporare il gusto delle parole, di pronunciarle lentamente, consonanti e vocali nella loro melodia originaria, suono, luce, verità, Bellezza , tutto in una parola, nel suo significante,prima ancora che nel suo significato.

Tutto lentamente…

Perchè sul palco il tempo non esiste, siamo oltre il tempo, dentro tutto il tempo, passato , presente , futuro, racchiusi hic et nunc, qui e ora, dove non siamo mai, perchè sempre inghiottiti dal momento prima o da quello dopo.

Che sia benedetta la lentezza, che ci aiuta a ritrovare il senso delle cose..
Che sia benedetto il Teatro, e le infinite possibilità di Essere che dona a coloro che umilmente si avvicinano a lui.

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(immagini prese dal web)